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La miopia è il difetto refrattivo più comune: è una condizione complessa che include sia fattori di tipo genetico sia di tipo ambientale. Malgrado siano stati condotti numerosi studi, l’esatta eziologia della miopia ad oggi non è chiara. Sembrerebbe che un elevato numero di ore di attività prossimali, poche ore di attività all’aperto, un alto livello d’istruzione ed una predisposizione familiare alla miopia aumentino il rischio di sviluppare tale difetto.

Attività all’aperto

In Australia, gli studenti che impiegano molto tempo in attività prossimali e poco in attività all’aperto presentano una tendenza maggiore alla miopia rispetto a quegli studenti che, al contrario, trascorrono più tempo in attività all’aperto che in attività prossimali. Inoltre, in un’analisi che combina attività all’aperto e attività prossimali, è emerso che i bambini che passano più tempo in attività prossimali hanno una possibilità di 2 o 3 volte maggiore di diventare miopi rispetto a quelli che passano più tempo all’aperto.19

A Singapore è stato condotto uno studio per analizzare gli effetti dell’attività all’aperto su 1.249 adolescenti tra gli 11 e i 20 anni. Dai risultati è emersa un’associazione negativa tra la miopia e l’attività all’aperto: ad un maggior numero di ore all’aperto corrisponde una minor refrazione miopica e un minor incremento della lunghezza assiale.20

Altri studi recenti hanno trovato che l’attività all’aperto è un fattore indipendente ed è associato negativamente alla miopia. Uno studio condotto a Sidney ha misurato contemporaneamente attività all’aperto e attività prossimali concludendo che queste ultime hanno un piccolo impatto nella refrazione dei soggetti in esame.19 Inoltre, lo stesso studio afferma che la pratica di sport indoor non ha effetti sull’incremento della miopia, questo implica che il tempo speso in attività non prossimali (qualsiasi sia lo sport praticato), rappresenta un fattore protettivo nei confronti della miopia.

Un recente studio condotto sui pulcini ha messo in evidenza che l’intensità della luce modula il processo di emmetropizzazione e che un basso livello di illuminazione ambientale costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo della miopia.21 Ad oggi non è ancora totalmente chiaro quale sia il meccanismo biologico che conduce ad un minor rischio di sviluppare miopia quando si passa più tempo all’aperto. Sembrerebbe che l’elevata quantità di luce presente all’esterno aumenti la profondità di campo riducendo lo sfuocamento delle immagini retiniche. Inoltre, la luce stimola il rilascio di dopamina, molecola in grado di inibire la crescita dell’occhio.19 Tuttavia, l’ipotesi che la grande quantità di luce presente all’aperto sia la ragione principale della minor progressione miopica, è stata contraddetta da uno studio che indica la composizione spettrale della luce, e non tanto la sua intensità, quale fattore protettivo nello sviluppo della miopia.22

Attività prossimali

Nel Sydney Myopia Study (SMS) effettuato su bambini di 12 anni, Saw e altri hanno esaminato il tempo e la distanza di lavoro durante la lettura. I bambini soliti leggere per più di 30 minuti sono più a rischio di sviluppare miopia rispetto a quelli che leggono per meno di 30 minuti di seguito. Inoltre, i bambini che svolgono attività prossimali ad una distanza di lavoro inferiore ai 30 cm sono 2,5 volte più a rischio di essere miopi rispetto a quelli che lavorano a distanze maggiori.23

In altri studi invece è stata smentita una associazione tra attività prossimali e miopia. In uno studio longitudinale della durata di 5 anni su 1.318 bambini di età compresa tra i 6 e i 14 anni, è emerso che trascorrere ore o leggendo o al computer, prima dell’insorgere della miopia, non costituisce un fattore di differenziazione tra i gruppi dello studio. Questo studio non ha evidenziato una correlazione tra attività da vicino e sviluppo della miopia.24 La maggior parte degli studi sul rapporto esistente tra miopia e attività prossimali sono studi trasversali e, quindi, non possono esaminare la relazione temporale tra i risultati e i predittori. La maggior parte delle informazioni riguardanti le attività prossimali e quelle all’aperto negli studi precedenti erano riportate dai genitori; per questo possono esserci stati dei bias. In futuro, dovrà essere usata una metodica più accurata e standardizzata per descrivere le attività prossimali analizzate e per permettere una comparazione precisa fra i differenti studi. Dovranno essere analizzate anche più variabili concernenti le attività, come la postura, le interruzioni durante la lettura e l’illuminazione corretta in modo che i bambini possano beneficiare di accorgimenti nelle loro abitudini.25

Istruzione

Numerosi studi hanno trovato una consistente correlazione tra istruzione e miopia.26,27 In uno studio sui bambini cinesi di Singapore e Sidney, è stato trovato che la scolarizzazione precoce a Singapore è maggiormente associata alla miopia rispetto a quella di Sidney.28 Anche l’aumento della lunghezza assiale dell’occhio è positivamente associato ad alti livelli di istruzione. Inoltre, uno studio su un campione di adulti cinesi di Singapore ha evidenziato un aumento della lunghezza assiale del bulbo di 0,60 mm per ogni decade di educazione.29 Negli studi epidemiologici, il livello di istruzione viene misurato o in anni o nel livello formativo raggiunto: entrambi sono fortemente correlati con il tempo trascorso a leggere e scrivere. Di conseguenza, il livello di istruzione può essere un sostituto delle attività prossimali.30

Familiarità

Dallo studio sulla miopia di Sidney, è emerso che i bambini con un genitore miope e quelli con entrambi i genitori miopi, hanno un rischio rispettivamente di 2 e 8 volte più alto di sviluppare miopia (SE≤ -0,50 D), rispetto a quelli con genitori non miopi. Inoltre, si riscontra una proporzionalità diretta tra l’aumento del grado di miopia dei genitori e il rischio di miopia: all’aumentare del grado di miopia, aumenta il rischio di sviluppare miopia.

Nello studio di Zadnik e altri è stato riscontrato che prima della comparsa della miopia i bambini con genitori miopi presentano una maggiore lunghezza assiale dell’occhio rispetto a quelli con genitori non miopi. Anche la frequenza di comparsa della miopia sembra essere più alta nei bambini con entrambi i genitori miopi (11 %) rispetto ai bambini con un solo genitore miope (5 %) o con nessuno dei due genitori miope (2 %).32 Gli Autori hanno potuto concludere che l’ereditarietà è strettamente legata alla miopia giovanile mentre l’aumento del lavoro da vicino e delle attività scolastiche costituiscono uno stimolo per una progressione miopica e non un’insorgenza della miopia.

Refrazione periferica

L’errore refrattivo centrale è determinato dall’errore di messa a fuoco dell’occhio rispetto alla fovea. Tuttavia, oltre alla zona foveale che corrisponde a solo una piccola parte del campo visivo, anche le aree retiniche periferiche sono di rilevante importanza nella condizione refrattiva complessiva dell’occhio. Studi sugli animali e sull’uomo hanno dimostrato che la retina periferica gioca un ruolo importante nell’aumento della lunghezza assiale dell’occhio e nel processo di emmetropizzazione. Il defocus periferico ipermetropico, ovvero lo sfuocamento periferico causato da una focalizzazione oltre la retina delle zone periferiche delle immagini, si presenta insieme ad una forma del bulbo oculare prolata (lunghezza assiale maggiore di quella equatoriale).

Sono necessari studi longitudinali per provare che la refrazione periferica determini lo sviluppo della miopia e per ora i dati con questo proposito sono pochi. L’Orinda Longitudinal Study of Myopia (OLSM) ha valutato l’errore refrattivo periferico in 822 bambini di età compresa tra i 5 ed i 14 anni riscontrando che i bambini miopi presentano un maggior defocus periferico ipermetropico rispetto ai bambini emmetropi ed ipermetropi.33 In uno studio longitudinale su 187 bambini (di età media 7,2 anni) di Singapore invece, i ricercatori hanno valutato se il defocus periferico ipermetropico costituisca un fattore di rischio per sviluppare la miopia e per la sua progressione. E’ stata effettuata una refrazione dopo l’instillazione di cicloplegico a 5 diversi gradi di eccentricità: nell’asse visivo centrale, a 15 e 30 gradi sia nasali che temporali. All’inizio dello studio 96 bambini erano miopi (-2,75 ± 1,72 D) e 91 no (0,76 ± 0,81 D). Al controllo, i bambini che non hanno sviluppato miopia (n = 24) avevano mantenuto un defocus periferico miopico per tutti i gradi di eccentricità, mentre quelli che sono diventati miopi (n = 67) hanno sviluppato una ipermetropia periferica a 30 gradi sia nasalmente (+0,44 ± 0,72 D) che temporalmente (+0,13 ± 0,74 D). Questo studio dimostra che la refrazione periferica alla baseline (dei 91 bambini non miopi) non induce la comparsa della miopia o influenza la progressione miopica.34

Il preciso meccanismo biologico attraverso cui l’ambiente influenza la refrazione oculare nell’uomo è ancora molto dibattuto. Non è ancora del tutto chiaro perché variabili esterne interagiscano con i fattori che modulano la crescita dell’occhio durante lo sviluppo. Ad oggi, fattori ambientali come il tempo speso in attività all’aperto, possono giocare un ruolo importante nello sforzo di prevenire la comparsa o l’aumento della miopia nei bambini.

Bibliografia

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